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TARQUINIA: Capitale del Mondo Etrusco

Centro dell’Etruria Meridionale, capitale etrusca, cittadina medioevale, luogo archeologico di fama internazionale e di intensa vita culturale, la città di Tarquinia sorge su un’altura, in bella posizione panoramica a 133 metri sul livello del mare, in vista sulla valle del fiume Marta e sul Mar Tirreno.

La sua posizione geografica (90 km da Roma, 90 km da Grosseto, 163 km da Siena, 250 km da Firenze, 235 km da Livorno, 250 km da Pisa, 170 km da Perugia, 130 km da Rieti, 368 km da Rimini, 280 km da Napoli) la rende meta del turismo privilegiato dove il visitatore può godere dell’importante tradizione che copre 3000 anni di storia, testimoniata dai numerosi e preziosi reperti archeologici e medioevali e delle sue variegate caratteristiche naturali: la vicinanza del litorale marino, la campagna maremmana, i vicini monti della Tolfa e Cimini e la vista dell’Argentario e dell’Isola del Giglio.

Passeggiando al centro della città si scoprono angoli suggestivi, si viene dominati dalle alte torri, si percorrono anguste viuzze che sfociano improvvisamente in ampie piazze dove la facciata di una chiesa fa da scenario, fino ad arrivare ai limiti delle antiche mura urbane a strapiombo sulla roccia, oltre le quali si apre un suggestivo panorama caratterizzato dal confondersi dei colori: il giallo oro dei campi di grano che si intramezza al verde della campagna, le diverse tonalità di marrone dei terreni ondulati che arrivano all’azzurro del mare.

Il turista può apprezzare i numerosi cimeli etruschi visitando l’aristocratico Palazzo Vitelleschi, capolavoro dell’architettura gotico-rinascimentale diventato Museo Nazionale.

La necropoli etrusca appena fuori il centro abitato accoglie le tombe dipinte più belle e meglio conservate del mondo antico, che testimoniano il culto della morte di un popolo affascinante ed enigmatico. Sono uniche nel loro genere e paragonabili solamente a quelle egiziane.

Ai piedi della cittadina, il centro balneare con strutture urbane circondate dal verde offre al visitatore diverse possibilità: dal campeggio all’appartamento, all’albergo.

Le capacità ricettive di Tarquinia sono rinomate in tutta la penisola: le zone residenziali di Marina Velca, di Spinicci, Tarquinia Lido, Sant’Agostino, Riva dei Tarquinii e gli alberghi situati al centro offrono innumerevoli comfort. Il clima è sempre mite anche in inverno e la calura estiva è mitigata da costanti brezze che rendono favorevoli gli sport della vela e il windsurf.

TARQUINIA

Gli Etruschi a Tarquinia

Narra il mito che non lontano dal fiume Marta, in un luogo dove ancora restano i segni del più grande tempio etrusco che la storia ci abbia lasciato, accadde un evento fatale: da un solco appena aperto dall’aratro, balzò un essere divino, fanciullo nell’aspetto e vecchio nella saggezza, che rivelò agli Etruschi la disciplina della loro religione.

Tarchon, al quale il fanciullo/vecchio che si chiamava Tagete era apparso, fondò nel luogo del prodigio una città sacra, alla quale dette il nome Tarchna, cioè Tarquinia.

Col tempo Tarquinia diventò così grande che per estensione e numero dei cittadini fu eguagliata solo da Atene dopo la vittoria sui persiani. Era bella, vivace, colorata, pervasa dalla ricchezza, dal soffio della civiltà e della cultura, dall’uso di ogni raffinatezza.

Un riflesso di questo splendore è, come per miracolo, ancora a tratti visibile nelle pitture murarie della sua necropoli, scavata nel macco dorato e ancora immersa nel colore.

I blu, i verdi-olivo, i rossi, i neri sembrano ancora freschi come se gli antichi pittori li avesse dipinti solo ieri.

Il visitatore che scende nelle tombe viene trasportato d’incanto, a 25 secoli di distanza, nel cuore delle grandi famiglie etrusche, nei padiglioni di caccia, all’interno delle case, e diventa testimone oculare delle loro cerimonie e delle loro feste, tra danzatori, musici, commensali in vesti preziose e servi silenziosi che attendono al loro compito.

Oppure, come sulla macchina del tempo, viene trasferito in luoghi all’aperto dove con giovanile alacrità si pesca in mari dalle onde arricciate e si cacciano uccelli che a miriadi volano nel cielo; o si trova in mezzo agli atleti, tra lottatori, pugili, lanciatori di disco, gladiatori con elmo, schinieri e scudo, sorpresi nell’istante più teso, irrigiditi dalla concentrazione.

Sulle pareti delle tombe etrusche di Tarquinia si vedono le bighe sfrecciare velocissime. Il vincitore, ormai sicuro al traguardo, si volta indietro per controllare gli avversari. Dietro, una biga s’è rovesciata col timone rotto, un cavallo impennato, ed un auriga caduto nella polvere.

Nel VII secolo, dalla grande, opulenta, vivace e sacra Tarquinia, partì un uomo ricchissimo, un po’ pioniere, un po’ colonizzatore, ma soprattutto civilizzatore. Si chiamava Luchmon e divenne il quinto re di Roma col nome di Tarquinio Prisco.

Fu lui, infatti, a trasformare l’insieme di capanne preistoriche sparse su sette colli intorno ad un guado paludoso del fiume Tevere in un luogo di inconfondibile impronta urbana.

Qui trasportò le insegne, le cerimonie e le istituzioni giuridiche di Tarquinia. Tra queste l’Imperium, con tutta la sua simbologia maestosa di autorità, dignità, sacralità, intoccabilità e comando; e la manifestazione che, nata etrusca, resterà per un millennio l’evento romano più solenne e caratteristico: il trionfo del conquistatore che rientrava nell’urbe con le sue truppe vittoriose seguito dal corteo dei vinti in catena e dei carri colmi di bottino.

L’opera iniziata da Tarquinio Prisco fu coronata da altri due re etruschi, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo. Ma Roma diventò presto una grande macchina da guerra e i primi ad esserne schiacciati furono proprio gli Etruschi e la stessa Tarquinia, madre dei vinti e dei vincitori.